lunedì 14 luglio 2008

Si va a prendere il latte



Ecco una breve dimostrazione visuale di come si procede a prendere il latte alla spina. Vediamo in azione il grande, mentre il piccolo fa una fugace apparizione verso la fine.

Ciclisti si diventa...

lunedì 7 luglio 2008

Perché amo la matematica


Inizialmente volevo intitolare il post "perché amare la matematica"; riflettendoci, ogni sentimento, amore incluso, è sempre qualcosa di personale, nasce inatteso e le motivazioni hanno sempre dietro qualcosa di non razionale, per cui quello che dirò riguarda me e soltanto me. Da qui, il titolo definitivo del post.

Divertente, non trovate?: la passione per una scienza che fa della razionalità uno dei propri fondamenti, ha una base che con la razionalità farebbe a pugni.

Questo vuole essere il mio personale contributo al Carnevale della matematica, che questo mese viene ospitato da matematicamedie. Non voglio proporre nessuna disquisizione o dimostrazione, a carnevale ogni scherzo vale, vi voglio parlare di come è nata in me la consapevolezza che la matematica sarebbe stata importante per me.

I miei primi ricordi definiti sull'argomento, risalgono alle scuole medie, dico subito che non ero granché, avevo delle difficoltà con le equazioni con le incognite. Lì intervenne il mio papà, mi ricordo che fu una delle volte in cui studiammo insieme, e mi spiegò le regole fondamentali molto pratiche per risolvere le equazioni: es, un numero o l'incognita, passando da una parte all'altra dell'"=", cambia segno, così come potevo moltiplicare o dividere entrambi i membri dell'uguaglianza per uno stesso numero. Solo dopo mi resi pienamente conto delle regole (e dei vincoli) alla base delle operazioni che mnemonicamente avevo imparato, ma intanto non avevo più paura a risolvere le equazioni!

Al liceo scientifico scoprii la geometria euclidea, e ricordo che ripercorrendo le dimostrazioni fatte dai greci (Talete era il mio preferito) dei vari teoremi, rimanevo affascinato. Pensavo: ma guarda un po' che cosa succede quando si scava un po' nelle conseguenze che derivano da premesse apparentemente semplici. Insomma, avevo maturato un po' l'idea che la matematica potesse aiutare a prevedere il futuro. Contemporaneamente mi divertivo un sacco a risolvere gli esercizi di geometria prima, e di matematica poi, perché era esattamente come fare una dimostrazione, in quanto partendo da degli assunti di base, si applicano le regole (e un po' di fantasia) e si arriva a trovare un risultato!

Questa bella scoperta, il fatto cioè che con l'ausilio matematica si possa prevedere il futuro, è stata ribadita nel corso degli anni, con la "scoperta" del metodo scientifico e del fatto che è possibile studiare la realtà attraverso dei modelli: il loro comportamento può essere studiato con l'ausilio della matematica. I modelli, quale idealizzazione della realtà, ci aiutano nella comprensione della realtà stessa.

L'apice della mia passione per la matematica l'ho avuto i primi due anni di università, in particolare negli esami di geometria e meccanica razionale. In geometria scrivevo le equazioni delle coniche e ricordo perfettamente che non vedevo dei numeri, ma la mia mente ci vedeva le loro rappresentazioni grafiche. In meccanica razionale invece ho trovato affascinante la derivazione delle leggi di Keplero sul moto dei pianeti a partire dalla legge di gravitazione universale: mi ha fatto capire tante cose su come si ottengono i progressi nelle scienze, e sul fatto che più i risultati e la conoscenza si divulgano, e più l'umanità nel suo insieme ne trae beneficio.

Ecco, questo è il messaggio che i pochi anni di studio mi hanno lasciato: che il progresso dell'uomo è basato principalmente sul progresso matematico e scientifico (non solo, si intende ...), e che più le nozioni e la conoscenza vengono rese accessibili a tutti, e più si progredisce tutti.

Fonte immagine: Math Pages Blog di Anatoly.

domenica 6 luglio 2008

L'eredità alle future generazioni


Questa mattina ho lasciato la mattinata libera a mamma, e Gabriele, Riccardo ed io siamo andati in bicicletta lungo l'Adda da Paderno fino a Trezzo.

Al di là dell'ammirazione che provo per il mio bimbo che a 4 anni e mezzo non si è fatto problemi a divorare tutti questi chilometri in sella al suo velocipide, Gabriele mi ha fatto tante domande sulle varie centrali idroelettriche che abbiamo incontrato, soprattutto la Bertini e la Esterle (foto in alto), e mentre il mio occhio si soffermava sullo stile austero e ottocentesco, ma solido e concreto come i nostri padri solevano fare, gli ho detto che questa è l'eredità che i nostri antenati hanno lasciato a noi, che siamo il loro futuro. Dopo avere chiarito che cosa siano gli "antenati", ho aggiunto che anche noi a nostra volta, dovremo lasciare in eredità delle cose, dei manufatti, delle realizzazioni anche d'ingegno, alle generazioni future, affinché a loro volta possano continuare a progredire.

Ho riflettuto tra me e me sul fatto che oggigiorno si fanno delle cose che durano veramente poco tempo, dalla porta del frigorifero (1 anno) al motore della lavastoviglie (6 anni). Ma soprattutto non si fanno più delle cose con una prospettiva a lungo termine, come una centrale idroelettrica.

Che cosa lascerò io, la mia generazione, in eredità futura? Niente che durerà più di cinque anni da oggi.

Foto: da Paolo da Reggio, Wikimedia Commons.

mercoledì 2 luglio 2008

Sudare un po' non fa male

Voglio lanciare l'iniziativa «Sudare un po' non fa male», ma se vi viene in mente un titolo più d'effetto, fatemi sapere.

Quest'anno prendo questo impegno: non accenderò alcun condizionatore in casa mia. Lo faccio per tanti motivi: per risparmio sulla bolletta elettrica, per l'ambiente, per il futuro. Fino a qualche anno fa non c'erano condizionatori, forse c'era qualche grado in meno, ma si sopravviveva lo stesso.

Rimedierò con qualche bella passeggiata lungo il fiume Adda, un po' di bicicletta, una bella bibita fresca.

Chi mi dice che aderisce, lo metto in elenco.

P.S.: io non ho alcun condizionatore a casa, ma se l'avessi non lo accenderei...

martedì 1 luglio 2008

Italia alla deriva

Sono tanti i segnali della crisi che caratterizza questo povero paese che è l'Italia. Non parlo di quelli evidenti a livello nazionale, parlo di quelli che si affacciano alla vita di tutti i giorni. Cito qui sotto tre esempi.

La manutenzione alle strade viene fatta sempre più di rado. I buchi nella strada diventano sempre più grandi ogni giorno che passa senza che nessuno intervenga: è mai possibile che debba ferirsi qualcuno (soprattutto ciclisti) dopo avere preso una di queste buche? Purtroppo non credo che sia questione di volontà, ai comuni mancano i soldi per la manutenzione. Nel merito, voglio proprio vedere quanto ci metteranno a rattoppare le buche sulla strada tra Cernusco Lombardone e Osnago, che passa davanti alle scuole medie di Cernusco: è quasi 50 giorni che le vedo.

I treni sopressi, in settimana ma soprattutto il sabato, diventano sempre di più. Una delle ultime volta per me è stato un paio di sabati fa: soppresso il 16:30 da Milano San Cristoforo per Milano Greco Pirelli. E, una volta a Carnate, ho scoperto che era soppresso il treno da Brescia per Desio. Qualche giorno dopo il locale delle 18:35 per Lecco ha subito un ritardo imprecisato per guasto al locomotore (e ho poi preso il Bergamo delle 18:45). Il guasto al locomotore è la causa più comune di soppressione che mi capita di sentire dai capi-treno.

Hanno rifatto parecchie stazioni lungo la Milano-Lecco, approfittando del raddoppio di binario, ma a pochi mesi dal termine dei lavori, vengono "a galla" i lavori malfatti. A parte i vandali che imbrattano con ogni scritta i sottopassi, noto che le piastrelle si staccano dai muri e dalle scale, e quando piove le nuovissime pensiline regalano qualche sorpresa bagnata ai passeggeri sottostanti. Per non parlare di quei sottopassi impraticabili quando piove, delle vere e proprie piscine improvvisate come quella che si è formata nel sottopasso di Carnate-Usmate

Sono sempre stato una persona positiva, ma mi è veramente difficile vedere il bicchiere mezzo pieno, essendo del tutto vuoto.