domenica 6 luglio 2008

L'eredità alle future generazioni


Questa mattina ho lasciato la mattinata libera a mamma, e Gabriele, Riccardo ed io siamo andati in bicicletta lungo l'Adda da Paderno fino a Trezzo.

Al di là dell'ammirazione che provo per il mio bimbo che a 4 anni e mezzo non si è fatto problemi a divorare tutti questi chilometri in sella al suo velocipide, Gabriele mi ha fatto tante domande sulle varie centrali idroelettriche che abbiamo incontrato, soprattutto la Bertini e la Esterle (foto in alto), e mentre il mio occhio si soffermava sullo stile austero e ottocentesco, ma solido e concreto come i nostri padri solevano fare, gli ho detto che questa è l'eredità che i nostri antenati hanno lasciato a noi, che siamo il loro futuro. Dopo avere chiarito che cosa siano gli "antenati", ho aggiunto che anche noi a nostra volta, dovremo lasciare in eredità delle cose, dei manufatti, delle realizzazioni anche d'ingegno, alle generazioni future, affinché a loro volta possano continuare a progredire.

Ho riflettuto tra me e me sul fatto che oggigiorno si fanno delle cose che durano veramente poco tempo, dalla porta del frigorifero (1 anno) al motore della lavastoviglie (6 anni). Ma soprattutto non si fanno più delle cose con una prospettiva a lungo termine, come una centrale idroelettrica.

Che cosa lascerò io, la mia generazione, in eredità futura? Niente che durerà più di cinque anni da oggi.

Foto: da Paolo da Reggio, Wikimedia Commons.

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