giovedì 28 aprile 2011

"La concessione del telefono" di Andrea Camilleri

Il libro racconta le vicende che accadono intorno, sia fisicamente che temporalmente, alla richiesta di Filippo Genuardi, un trentino di Vigata, per una linea telefonica ad uso privato. Filippo inoltra richiesta all'istituto sbagliato (la Prefettura), e da qui cominciano i problemi. Siamo alla fine dell'ottocento, ma la vicenda potrebbe essere ambientata ai giorni nostri, tanto sono attuali i comportamenti delle persone e le vicende narrate.

Da una parte i reali carabinieri, militari fino alle ossa, ligi alle procedure, testardi come ciucci, che scambiano Filippo per un sobillatore socialista, e tentano in ogni modo di incarcerarlo e trovare delle prove contro di lui (non ammetteranno mai l'errore, anzi ...). Dall'altra il delegato Spinoso, funzionario locale di Pubblica Sicurezza, un Montalbano del tempo, che indaga con acume, lucidità e buonsenso, sui fatti che capitano un quei giorni. Tra di loro, l'avvicendarsi di due Governi, tanta burocrazia, l'uomo d'onore e i suoi sodali, il chiarimento dei rapporti familiari di Filippo (e il perché della linea telefonica).

Non mancano i momenti di sana ilarità che fanno di Camilleri uno dei miei autori preferiti. Memorabile e spassosissima la confessione al parroco di Gaetana (Taniné), moglie di Filippo, in cui ammette che le piace "fare cose" con suo marito, suscitando l'ira del parroco perché, per la Chiesa, le "cose" sono solo per fini procreativi e la donna non deve provare piacere. Qui Camilleri si è superato soprattutto con la frase finale del parroco, a cui fa dire che il socialismo (e non solo) è contro natura.

E' un Camilleri disincantato quello che scrive, sembra che ci dica che le cose vanno male oggi così come allora: vale la pena darsi da fare per quello che si ritiene giusto, cercare di cambiare le cose, quando alla fine ti potresti ritrovere ingiustamente punito?

Tutto il libro è pieno di scene spassose e allo stesso tempo serie, e il bello di questo libro sta anche qui, in questo dualismo che stride come un Giano bifronte: la comicità delle scene descritte è spesso palese, ma le stesse scene al medesimo tempo sono serissime, e non si sa se ridere o piangere, come dicono alla fine il delegato Spinoso e il suo superiore.

domenica 24 aprile 2011

"Il testamento di Nobel" di Liza Marklund

Il libro è romanzo giallo, in cui la protagonista è la giornalista Annika Bengtzon. La vicenda si dipana in un arco temporale di poco più di 6 mesi.

Durante il rinfresco che segue la premiazione dei premi Nobel (a Dicembre), Annika assiste suo malgrado all'assassinio della presidente del comitato che assegna i premi Nobel, perpetrato dalla sicaria prezzolata soprannominata "The Kitten" (Gattina). La giornalista viene costretta dalla polizia (e dalle leggi) al silezio, e questo le costa anche il congedo a tempo indeterminato dal suo giornale. Annika, mamma e moglie, che gestisce l'intera famiglia non supportata dal marito troppo preso dalla sua carriera professionale, ne approfitta per stare vicino ai suoi due bambini. Tenta anche di ricostruire il rapporto con il marito, del quale non riesce a dimenticare un tradimento: crede che il marito la trovi inadeguata, e si frustra in ogni occasione in cui crede che il marito la giudichi e la metta alla prova. Contemporaneamente, quasi per caso, Annika entra in confidenza con persone vicine alla presidente assassinata, e a poco a poco riesce a capire mandante e movente dell'assassinio, consegnando il mandante nelle mani della giustizia; professionalmente Annika rientra anche al lavoro al suo giornale, ma dal lato personale registra un insuccesso: il rapporto con il marito precipita, il marito l'abbandona proprio il giorno in cui "The Kitten" tenta di assassinare la giornalista e la sua famiglia. Siamo al Giugno successivo. Il romanzo si conclude proprio con Annika che, sfuggita all'incendio doloso della sua casa, viaggia in taxi verso la casa di una amica, stretta ai figli ancora terrorizzati, senza marito.

Il romanzo mi è piaciuto quasi tutto, per me la parte meno convincente è stata l'evoluzione del rapporto tra la giornalista e il marito: da una parte la giornalista, che si fa tanti problemi, soffrendo, senza mai affrontare la questione con il marito. Dall'altra il marito, che a sua volta vorrebbe tornare in contatto con la moglie, ma non lo fa, anche lui rimane nel silenzio. Due persone lontane che condividono la stessa casa fino alla incomprensibile litigata: ho capito che la donna con cui il marito ha tradito la moglie, lo ha ricontattato (dopo tanto tempo), chiedendogli di rivederlo e dicendogli che la moglie l'aveva affrontata per strada chiedendole come fosse a letto. Questo fatto deve avere profondamente offeso il marito, che decide di lasciare la giornalista e andare con l'altra. Una fine di un rapporto un po' stonata, a mio avviso, un po' forzata, proprio per la mia non comprensione del gesto di lui. Le donne diranno pure che l'uomo non è comprensibile, ma non lo è neppure per me. In maniera un po' di parte, direi che da questo si vede che l'autore del romanzo è una donna.

A confronto con l'altro giallista scandinavo, Stieg Larsson, l'ho trovata molto prolissa come lui ma meno appassionante (solo un po'): i tre libri di Larsson (Uomini che odiano le donne, La ragazza che giocava con il fuoco, La regina dei castelli di carta) sono stati per me molto più coinvolgenti, c'erano delle sezioni che mi hanno tenuto alzato fino a tardi tanto erano emozionanti. Ma di sicuro, il mio è un giudizio molto di parte.

venerdì 8 aprile 2011

Perché mi piacciono i libri su Montalbano di Camilleri

Si badi bene, non ho scritto che mi piacciono i libri di Camilleri, bensì ho riportato che mi piacciono quelli su Montalbano scritti da Camilleri.

Ho scoperto prima il Montalbano dei libri, quello della TV mi ha inizialmente deluso: è pelato; invece quello di carta ha i capelli. Poi mi è piaciuto anche quello televisivo, per quanto la fiction non sia come leggere il relativo libro.

Ho letto anche altro di Camilleri, ma per quanto mi riguarda preferisco le vicende di Montalbano: i primi libri mi hanno fatto (sor)ridere, anche di gusto, e questo mi ha affascinato. Credo che il Camilleri sceneggiatore abbia in questo avuto un merito, perché le scene sono descritte talmente bene che mi pareva di vederle.

Inoltre, c'è l'evoluzione del personaggio che mi è piaciuta, si vede che invecchia (chissà, magari mi ci ritrovo un po' anche io); negli ultimi libri il commissario è più torvo, disincantato e disilluso, ma non rinuncia ai propri principi che talvolta prevalicano la legge.

Mi piace perché emerge spesso anche la sua critica alla classe politica da una parte, e alle persone indifferenti dall'altra. Camilleri non è insensibile a quanto succede all'Italia e alla Sicilia, e senza peli sulla lingua dà delle belle sferzate.

Mi piace infine per il giallo in sé stesso, per come evolve l'indagine del commissario verso la sua soluzione. Anche per Montalbano il caso si risolve non solo raccogliendo gli indizi, ma inquadrando le vicende nella realtà in cui si svolgono, chiedendosi sempre perché una cosa succede, il risvolto psicologico, arrivando infine alla soluzione con una spiegazione che è sempre semplice, mai complessa.

giovedì 7 aprile 2011

I libri che ho letto

Mi piace leggere, frequento la biblioteca del paese, l'iPad e il Kindle. Prima mi piaceva possedere il libro letto, ora preferisco una relazione "precaria" con il libro, affittato alla biblioteca: sarà il segno dei tempi.

Terrò aggiornato questo post con l'elenco dei libri letti.

Di Andrea Camilleri ho letto:


  • La forma dell'acqua (serie Montalbano)

  • Il cane di terracotta (serie Montalbano)

  • Il ladro di merendine (serie Montalbano)

  • La voce del violino (serie Montalbano)

  • Un mese con Montalbano (serie Montalbano)

  • Gli arancini di Montalbano (serie Montalbano)

  • La gita a Tindari (serie Montalbano)

  • L'odore della notte (serie Montalbano)

  • Il giro di boa (serie Montalbano)

  • La pazienza del ragno (serie Montalbano)

  • La prima indagine di Montalbano (serie Montalbano)

  • La luna di carta (serie Montalbano)

  • La vampa d'agosto (serie Montalbano)

  • Le ali della sfinge (serie Montalbano)

  • La pista di sabbia (serie Montalbano)

  • Il campo del vasaio (serie Montalbano)

  • L'età del dubbio (serie Montalbano)

  • La danza del gabbiano (serie Montalbano)

  • La caccia al tesoro (serie Montalbano)

  • Acqua in bocca (con Lucarelli)

  • Il sorriso di Angelica (serie Montalbano)

  • La scomparsa di Patò

  • La mossa del cavallo

  • La concessione del telefono

  • Il casellante


Di Liza Marklund ho letto:



  • Il testamento di Nobel

Di Georges Simenon ho letto:



  • Una testa in gioco ("serie Maigret")

  • Il cane giallo ("serie Maigret")

  • Un delitto in Olanda ("serie Maigret")

  • Il porto delle nebbie ("serie Maigret")

  • Il pazzo di Bergerac ("serie Maigret")

  • Libery bar ("serie Maigret")

  • Maigret, Lognon e i Gangster ("serie Maigret")

  • Maigret e il caso Nahour ("serie Maigret")

  • Tre camere a Manhattan

  • L’uomo che guardava passare i treni


Di Santo Piazzese ho letto:



  • Il soffio della valanga

lunedì 4 aprile 2011

"Il soffio della valanga" di Santo Piazzese

Ho terminato di leggere il mio primo libro di Santo Piazzese. Siciliano come Camilleri, di cui ho letto tutti i libri di Montalbano, ha ambientato anche lui il libro in Sicilia, a Palermo. Il protagonista é un ispettore di Polizia, Spotorno Vittorio, che indaga sulla morte di due uomini, uno dei quali suo amico durante l'infanzia. Per l'ispettore l'indagine é più faticosa delle altre, dati i legami di conoscenza e parentela tra i protagonisti, la difficoltà di gestire i rapporti umani che inevitabilmente dirompono nelle attività investigative e che si intrecciano indelebilmente con lo sviluppo del racconto. Temporalmente credo sia ambientato verso la fine degli anni ottanta, trovando un riferimento a un Sciascia che starebbe male nuovamente, e a dei computer usati in ufficio (l'uso dei PC è cominciato a diventare normale in quel periodo) sebbene inizialmente io abbia avuto l'impressione che fosse ambientato ben dieci anni prima, fine anni settanta. Il libro è raccontato in terza persona, sebbene la narrazione proceda dalla prospettiva mentale dell'ispettore: sono molto frequenti le divagazioni in cui i ricordi del passato irrompono nel presente, e le numerose riflessioni; ho fatto un po' di fatica a leggere alcuni paragrafi (uno o due, per la verità), dovevo tornare indietro per capirne il significato, dove stava il soggetto e il complemento. Nel libro si dice che l'ispettore non sopporti il barocco di certe chiese, preferendo la nudità e la pietra viva di quelle più semplici, e questa frase mi ha fatto pensare che la narrazione potesse essere un po' barocca, nel senso che ho trovato le frasi molto "cariche" (barocche appunto), a tratti difficili da leggere. Ma questa é una mia impressione, si intende. Il titolo deriva da una metafora che propone un gesuita, con cui chiacchiera l'ispettore: per indicare che una donna secondo lui sia stata comunque coinvolta in vicende in cui avrebbe preferito non entrarvi, la immagina come se si fosse messa al lato della valanga che sta precipitando lungo un versante; la donna crede di essere scampata al pericolo, ma non sa che ai suoi lati, la valanga crea un fenomeno ventoso che ha una forza distruttrice anche più alta della valanga stessa. Complessivamente il libro mi é piaciuto, credo che potrò leggerne un altro, soprattutto i primi che Piazzese ha pubblicato: da quanto leggo su Internet, sono scritti in maniera completamente diversa. Vedremo.

venerdì 1 aprile 2011

Gmail motion: il pesce d'aprile di Google

C'ero quasi cascato anche io.

http://www.google.com/mail/help/motion.html#utm_source=en-et-na-us&utm_medium=new-features-link&utm_campaign=en

Possiamo fare a meno degli editori (aggiornato)

Non concepisco come sia possibile che un libro di carta e quello equivalente elettronico (ebook) possano costare quasi uguale. No, così non va, se si vuole fare decollare la lettura su dispositivi digitali, occorre abbattere il prezzo.

Anche se l'IVA sui libri è del 4% mentre quella sugli ebook è del 20%, i libri costano ancora quasi uguale.

Chi è che ci guadagna dal libro elettronico e chi no? Credo che, con il prezzo quasi inalterato, ci guadagni moltissimo l'editore, che non ha più i costi di stampa e distribuzione. Il guadagno dello scrittore credo sia inalterato. Ci perde sicuramente lo stampatore.

Ma perché lo scrittore non si libera dall'editore? Oggi, con la tecnologia, tutti possono diventare editori di sé stessi. Certo, probabilmente occorre farsi aiutare, ma la soddisfazione è grande così pure il ritorno economico, maggiore di quello ottenuto dall'editore. Quindi è con approvazione che accolgo la notizia che un famoso scrittore ha deciso di non farsi pubblicare il libro da un editore, preferendo pubblicarselo da sé.

E ancora una volta mi chiedo perché lo Stato non affronti una volta per tutte il tema di creare dei libri di testo di riferimento per le scuole, sicuramente quelle obbligatorie, che possa poi distribuire gratuitamente a tutti gli alunni. Quanto risparmio otterebbe rispetto al pagare ogni anno i libri di scuola a tutti gli alunni di scuole elementari e medie?

25-aprile-2011, aggiornamento. Anche nel mondo della musica cominciano a pensare al rapporto diretto autore/ascoltatore, tralasciando la casa discografica. Ecco allora questa iniziativa.