venerdì 8 aprile 2011

Perché mi piacciono i libri su Montalbano di Camilleri

Si badi bene, non ho scritto che mi piacciono i libri di Camilleri, bensì ho riportato che mi piacciono quelli su Montalbano scritti da Camilleri.

Ho scoperto prima il Montalbano dei libri, quello della TV mi ha inizialmente deluso: è pelato; invece quello di carta ha i capelli. Poi mi è piaciuto anche quello televisivo, per quanto la fiction non sia come leggere il relativo libro.

Ho letto anche altro di Camilleri, ma per quanto mi riguarda preferisco le vicende di Montalbano: i primi libri mi hanno fatto (sor)ridere, anche di gusto, e questo mi ha affascinato. Credo che il Camilleri sceneggiatore abbia in questo avuto un merito, perché le scene sono descritte talmente bene che mi pareva di vederle.

Inoltre, c'è l'evoluzione del personaggio che mi è piaciuta, si vede che invecchia (chissà, magari mi ci ritrovo un po' anche io); negli ultimi libri il commissario è più torvo, disincantato e disilluso, ma non rinuncia ai propri principi che talvolta prevalicano la legge.

Mi piace perché emerge spesso anche la sua critica alla classe politica da una parte, e alle persone indifferenti dall'altra. Camilleri non è insensibile a quanto succede all'Italia e alla Sicilia, e senza peli sulla lingua dà delle belle sferzate.

Mi piace infine per il giallo in sé stesso, per come evolve l'indagine del commissario verso la sua soluzione. Anche per Montalbano il caso si risolve non solo raccogliendo gli indizi, ma inquadrando le vicende nella realtà in cui si svolgono, chiedendosi sempre perché una cosa succede, il risvolto psicologico, arrivando infine alla soluzione con una spiegazione che è sempre semplice, mai complessa.

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