venerdì 2 maggio 2008

L'alcol e la libertà

Ho già espresso in precedenza la mia opinione sull'alcol. C'è discussione nel merito, ma per me rimane sostanza tossica, come tutte quelle che privano della libertà: agendo sulle cellule nervose altera i meccanismi della percezione, e priva della libertà di pensiero e di giudizio. Non si è più sé stessi quando si beve, e questo è sufficiente per me.

Pochi giorni fa l'Istat ha pubblicato una statistica sull'uso e l'abuso di alcol. Il dato per me allarmante è relativo all'incremento del consumo di alcol tra i bambini/ragazzi tra gli 11 e i 14 anni. Ma perché? Penso che l'alcol riempia dei vuoti, delle mancanze di qualcuno. Penso che a quella età ci siano troppi bambini lasciati soli con i loro perché e le loro paure, non riescono a dialogare con l'adulto (per colpa dell'adulto), prendono acriticamente i modelli che la società ci propina ("a bere ci si diverte", v. tutti gli spot per esempio), senza il commento critico del genitore, e condividono il modello con i coetanei. Penso che a quell'età si cerca di crescere in fretta perché si ha l'esigenza di manifestare esteriormente quella sicurezza che manca interiormente.

Per quanto mi sforzi, non riesco a ricordare bene come fossi a quella età e che cosa pensassi. Spero solo di essere presente per i miei bimbi, soprattutto quando sarà necessario. Questa sera li ho abbracciati più forte del solito.

2 commenti:

giovanna ha detto...

papà...
le tue riflessioni mi coinvolgono, se non da genitore, per il fatto di essere a contatto con i giovani e per di più dell'età a cui fai riferimento.
Sono amare riflessioni.
E non è soltanto l'abuso, a quell'età direi decisamente *l'uso*, dell'alcol.
Recentemente ho letto un libro in cui si raccontano storie reali di ragazzi/e 10-14enni, che per me hanno dell'incredibile. Alcol, sesso, droga, discoteche pomeridiane (ore in cui i genitori sanno i figli a studiare da un amico..). Ripeto, a leggere certe vicende ero incredula. E ancora lo sono.
Perché dici?
Già. Dietro a quelle storie, per ciascuna si leggeva di genitori praticamnete assenti. Non fisicamente. Genitori che non osservano i figli, non hanno un dialogo con loro, se tentano di averlo lo fanno in modo sbagliato.
La penso proprio così.
Ma si guardino negli occhi questi figli! Ci si "accorga" di loro, se ne afferrino gli umori, uno sguardo, un sospiro, una faccia delusa, una triste, gli occhietti sereni....
e parlarci, senza opprimere, "indagare" ma senza averne l'aria!
E certo, quando è il caso, con fermezza imporsi...
ciao papà,
abbracciali, sì!

Papà Volontario ha detto...

pienamente d'accordo con te